Diario di un viaggio osceno ed estremo





A cura di: Andrea Cividini
Quando l’anno scorso due miei cari amici, freschi freschi di rientro dal loro primo Obscene Extreme, riuscirono a intrattenermi minuti - forse ore - con i loro racconti entusiasti, anzi estasiati di questo festival decisi che almeno una volta nella vita avrei dovuto vederlo con i miei occhi.
Oggi vi racconterò perché quasi sicuramente diventerà una mia meta di pellegrinaggio annuale.

Lo spirito di questo evento si può iniziare a percepire già dall’area camp: il prato collinare a disposizione viene letteralmente invaso da una mandria di tende e camper provenienti da ogni parte d’Europa (nonostante la presenza dei residenti o comunque connazionali mi pare sia ancora predominante); temevo che un abuso dell’idea di ‘free’ camping e un alcoolismo da record che in situazioni così può accompagnare solo portassero al degenero più totale e invece: manovre e via di fuga sempre libere, livelli di sporcizia decisamente contenuti, discreto rispetto della privacy…beh musica estrema di ogni genere sempre a palla a parte. Sapevate che ai brutallari e anarcopunk piace la frenchcore?
Vi risparmierò le cose che probabilmente potete vedere con un qualsiasi video di YouTube come il degenero totalmente trash sotto e sopra il palco, né vi sbrodolerò addosso pagelle sulla qualità esecutiva delle band anche perché avrò visto 20-25 gruppi sui 68 presenti e soprattutto non è questo il punto dell’OEF. Decanterei invece lodi altissime per l’atmosfera di pace e positività che si riesce a creare e i molti aspetti vincenti dell’organizzazione, primo su tutti il servizio mensa: mangiare bene, sano e spendere poco a un festival è possibile. Non ci credevo neanche io ma è così. Gli stand presenti offrono da piatti caldi BUONI cucinati sul posto (oh mio dio quella fagiolata alla messicana, oh mio dio) a finger food locale che spazia dal fritto allo strafritto, prezzo massimo inferiore ai 5€ - medio 3,5€.

Una birra media costa 1,20 €, un cocktail 3,60 €. Vi do qualche riga vuota per assimilare la notizia.
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Continuando la sfilza di lodi all’organizzazione non posso non citare: la presenza di cestini mantenuti costantemente svuotati ogni 2 metri, il rispetto quasi maniacale dello schedule, la scelta e disposizione della location, la security estremamente preparata per questa specifica tipologia di evento, la batteria ad accesso libero per chi vuole farsi una sessione di blast beat alle 3.30 di notte, il servizio asilo per i tuoi kinder grinder, la qualità del merch e chi più ne ha più ne metta. Certo qualche aspetto negativo c’è, come la coda di parecchi minuti che ho fatto per comprare una t-shirt, ma sono dettagli sorvolabili.
L’organizzazione preparata è il completamento ottimale per quella che è la vera anima dell’Obscene Extreme: le persone. Parlavo prima di pace e positività ma non immaginatevi assolutamente una situazione da figli dei fiori / Woodstock-wannabe…beh fango a parte: è un festival dell’estremo in tutti i sensi, in cui ho assistito ad uno spettacolo di un clown che si autoflagellava e incontri di wrestling sullo stesso palco su cui si esibivano le band (per non parlare delle gare di frustate o di bere il vomito altrui/acqua calda salata tra pubblico). Il relax che si percepisce è sicuramente costituito dall’enorme valvola di sfogo fisico e mentale che questo evento costituisce, grazie anche a quella che è in sostanza l’unica regola vigente:

Fai quel cazzo che vuoi, basta che non rompi i coglioni agli altri
E ci si riesce. Non una rissa, non un furto, non c’è nemmeno la security che gira all’interno dell’area perché non serve: è necessaria per gli ingressi, il perimetro e controllare che la gente non invada davvero troppo il palco. Certamente il tipo di musica “peculiare” abbinato ad un biglietto non propriamente economico aiutano decisamente a scremare tutta quella fetta di pubblico casuale che non coglie il vero valore di queste situazioni, togliendo quindi da questa atmosfera stile rave party quella componente di casinari annoiati che ci vanno perché ‘non so cosa fare’ e creando una punta di diamante della scena internazionale dove anche la band più sconosciuta che suona a mezzogiorno del Giovedì può essere sicura di avere quella 30ina di pazzi ad animare l’area del pit.

È qualcosa che non ho mai trovato altrove su scala così grande e spero vivamente questo spirito rimanga e accompagni ogni edizione del ‘freak friendly extreme music festival’.
Ci vediamo (spero) l’anno prossimo.




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