Underrated Albums intervista i Sunpocrisy



Ciao Theo, grazie per aver accettato l’intervista, solo solito fare domande da demente ma questa volta proverò ad essere una persona normale.

I Sunpocrisy sono un gruppo molto atipico per diverse ragioni. Uscite discografiche centellinate, 2 album ed un EP in 9 anni, il gruppo sembra preferire la qualità alla quantità ed il sound unisce in modo indefinito vari generi senza crearne uno nuovo. Perché oggi invece si preferisce la quantità e l’apparenza nella stragrande maggioranza delle band underground? (EP ed album lo stesso anno, 50 live nella periferia della propria città, più soldi spesi nelle foto della band che nel mix ecc…) 

Theo: Ciao! Ti ringrazio Edoardo per l’occasione concessa. Non entro nel merito delle priorità che ogni band ha rispetto a sé stessa. Proverò quindi a rispondere questa domanda ma non farei di tutta l’erba un fascio, ci sono ottime band qui dedite alla qualità! Noi come band non abbiamo uscite come tu le definisci centellinate. Dal 2008 abbiamo composto moltissima musica e pubblicato soltanto quella che più ci convinceva per un totale di circa 160 minuti di ascolto. Mi fa piacere che tu la definisca come di qualità, penso tuttavia che alla luce delle composizioni si possa definire anche di quantità, dal momento che non siamo soliti coltivare minuti con i x4, figurarsi coi x8 o i x16. Devi inoltre considerare lo slittamento nel tempo che un disco subisce rispetto al tempo nel quale viene registrato e composto. Riporto spesso l’esempio della traccia Samaroid, contenuta nell’album Samaroid Dioramas pubblicato nel 2012 ma composta nel 2008, qunado stavamo registrando Atman EP. Eyegasm, Hallelujah! è stato pubblicato nel novembre 2015, registrato in Agosto 2014, le prime due tracce suonate dal vivo già nel 2013 e composte l’anno precedente



La band ha quasi 10 anni, cosa pensi del vostro percorso fatto fino ad ora? Perché avete questo (non) rapporto con le etichette? Io non ci credo mai nella vita che non avete mai avuto proposte da etichette grosse!

Theo: Effettivamente ci stiamo avvicinando a questo traguardo a passi da gigante! Rispetto al nostro percorso credo siamo riusciti a costruire una naturale evoluzione delle influenze musicali che ci accomunavano quando avevamo vent’anni. Fin dall’inizio siamo riusciti a comporre buone canzoni, alcune delle quali hanno calcato strade poi abbandonate mentre altre hanno gettato le basi per i dischi a venire. Per esempio nel nostro primo EP è possibile ascoltare Aprosdoketon, una canzone “sludge-core” con un ottimo tiro e riff incredibili; una strada tra quelle abbandonate ma che dimostra la capacità di scrivere canzoni che, ingenuità anagrafiche a parte, sanno ancora difendersi bene! Scrivere due volte la stessa canzone è una tentazione molto viva nelle band che riescono a trovare una formula per la composizione dei pezzi ma bisogna saper prendere le distanze da questa chimera perché si tramuta presto nell’atrofizzazione degli arti, la cancrena e la propria morte intellettuale. È questa consapevolezza che ci ha portato a scartare una circa una quindicina di canzoni composte a cavallo di Samaroid Dioramas e Eyegasm, Hallelujah! Riguardo alle etichette E,H! è stato co-prodotto insieme alla band da Drown Within e Shove per l’Italia, Wooargh in Germania e Dullest Records per gli Stati Uniti.



Molti sostengono “chi ha una vera mentalità underground vuole rimanere underground e non si vende” ed io la trovo una emerita cazzata. Partendo dal presupposto che per “underground” oramai si intende anche gente sotto Deathwish Inc. Io credo che molti sarebbero ben felici di avere il proprio album sovvenzionato e distribuito senza che qualcuno intervenga a snaturare il sound.  Cosa pensi di questo tipo di mentalità? Avete mai pensate di fare tutto DIY come Neurosis o The Ocean con le proprie etichette e distribuzioni?

Theo: Immagino tu veda le parole underground e DIY come concetti immutabili nel tempo. Se - underground dovesse significare qualcosa come “utilizzo di canali non convenzionali” o “non utilizzo di canali affatto” - e -DIY una più o meno ispirata attitudine a produrti da solo - trasporta questi concetti nel 2016 ed è chiaro come siano assolutamente in antitesi. Un esempio (non esaustivo): puoi “fare una cosa da solo“ “pubblicando” digitalmente il tuo disco in autonomia su spotify, oppure evitare di farlo rifiutandoti di utilizzare il canale convenzionale. Ciò non rende Kanye West su Deezer un artista DIY; così come i Radiohead non sono underground solo perché evitano le piattaforme di streaming, capisci? Quello che mi limito ad osservare è che sei considerato facente parte del circuito DIY se hai il disco pubblicato sotto le 5 etichette considerate DIY (?), distribuito dalle distro considerate DIY, la booking DIY (?), la serigrafia delle band DIY (?), l’ufficio stampa DIY dentro al giro, il grafico DIY…Non è una critica sia chiaro, sono tutte cose giustificate o giustificabili. Nulla contro :) Mi chiedi se ci abbiamo mai pensato a fare come le band che citi? Credo non sia sufficientemente chiaro che mutatis mutandis lo stiamo facendo da quasi 10 anni senza sventolare alcuna bandiera di categoria. Fare musica è per se stessi prima di tutto, e farlo per sé stessi è DIY. Semplice come l’acqua e universale. Ci manca solo che la musica te la scrive un compositore ma arriveremo a vedere questo anche nell’hardcore.


I Sunpocrisy cercano di soddisfare sia il senso dell’udito che quello della vista (copertine, locandine, t-shirt, visual effects, luci on stage) e come si è soliti dire, anche l’occhio vuole la sua parte. Come nascono i concept artistici del gruppo? Usi tecniche come i frattali per creare figure? Usi particolari “stimolanti” per immaginarti cose?

Theo: Ho un approccio molto onirico alla realizzazione delle grafiche. In genere sì: me le immagino prima, le schizzo sul foglio e poi le creo al computer. Nulla di esaltante nel processo in sé. Riguardo all’utilizzo dei frattali era una tematica che era stata affrontata a livello di testi in Samaroid Dioramas ma non era stata ancora esplorata a livello di grafiche fino ad E,H!. Ho avuto il modo di poter imparare molto nello sperimentare questa tecnica e penso di aver raggiunto un ottimo risultato che va al di là della  composizione degli elementi grafici sulla pagina. L’album Samaroid Dioramas, sebbene fosse un matte painting che rimaneva sempre a livello di mera composizione grafica, era già avanti grazie a 4 diversi layout sovrapponibili che creavano combinazioni di copertine sempre diverse. Eyegasm, Hallelujah! è anche di più; ma il pubblico si trova più a suo agio a vedere le fotografie sbiadite o Reign in blood.


Quante volte le persone sono venute da voi e vi hanno chiesto “ma voi che genere fate?” Ma soprattutto, voi come rispondete? Ed infine: può essere il “non avere un genere” il nuovo genere di tendenza della decade?

Theo: È sicuramente una domanda che ci poniamo più noi stessi che gli altri. Mi piacerebbe potermi e poterti dare una risposta ma risulterei sessista. Ci sono delle referenze sicuramente che rappresentano punti di riferimento un poco più solidi ma sono più vicini ai gusti personali di ognuno di noi o all’approccio di un determinato artista del quale possiamo subire il fascino.
Non sono un grande profeta: ho visto svanire nel nulla una grande sensazione che avevo verso la rinascita del glam-rock ma vedo che il vest-metal sta perdendo una marea di credibilità a causa di uscite tutte assolutamente codificate. Non mi (pre)occupo di tendenze e non so risponderti dal momento che seguo a stento le uscite metal.



Ed ora il più agghiacciante dei misteri, la più atavica delle verità, il segreto che gli Illuminati non vogliono che sappiate, la frase nascosta dentro il diario di Papa Ratzinger che nessuno ha ancora mai letto:

“To go beyond is wrong as to fall short

Greetings and salutations...”

Che minchia significa?



Theo: È un aforisma confucio! Significa che devi impegnarti a fare le cose giuste, non nel senso del giusto o sbagliato ma nella misura della loro giustezza. Nel brano Phi così come in Mausoeum of the Almost, brani che rivestono una posizione e significato simile all’interno dei due album, c’è un passaggio da una sfera ad un’altra successiva: è grazie alla giustezza si trapassa la soglia! Si ringrazia poi dogmaticamente come nell’ Ho’oponopono e si saluta gli astanti.

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