In Flames - Battles

Band: In Flames
Album: Battles
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Alternative Metal
Anno: 2016
Paese: Svezia
Consigliate: Le prime 4
Sentenza: The End

Quella degli In Flames è una delle debacle più terribili della storia dell'Heavy Metal. Paragonabile al periodo Load-Reload dei Metallica, il periodo Goth dei Kreator od il periodo Nu Metal dei Machine Head.
L'ultimo buon album che hanno fatto secondo me è "A Sense of Purpose" da li in poi poco o nulla è salvabile. La band ha perso il suo main songwriter ed è evidente che ogni canzone senza Stromblad sia un tentare di ricopiare l'estro geniale del chitarrista svedese. Si tratta di fotocopiare il passato e male cercando di modernizzare la band per rimanere a galla.

Stromblad non si sarebbe mai vestito così da hipster

Quello che ne esce è un ibrido pericolosamente in bilico tra l'heavy e l'indie rock con suonini e synth, cori da stadio stile BMTH e riff in drop. Troppo pesante per il mainstream, troppo leggero per i metallari, come detto già nelle recensioni di Siren Charms e Sounds... il progetto degli In Flames di andare a trovare nuovi fans nel mondo del metal "alternativo" è a mio modo di vedere un fallimento epocale.
Fuori la loro madre patria i numeri sono diventati sempre più piccoli tanto che in certe zone di Europa non tornano da ere geologiche. L'appeal Swedish Death è completamente sparito e se almeno la versione metalcore di A Sense... aveva un senso (AH AH AH) questi ultimi tre cd ibridi di alternative metal, indie rock, swedish metal ecc sono una delle cose di peggior gusto che abbia mai sentito. Friden stesso non è in grado di reggere certi toni ed è diventato come Oliver Sykes un vocalist dietro una console, praticamente tutti i ritornelli buli di questo cd sono fatti di cori di bambini o altri cori campionati, lui si limita a cantare qualche strofa ma nulla più.


Il contenuto dei riff è pressochè nullo, si arriva alla fine dell'album senza ricordare UN SOLO passaggio di chitarra, a volte servono proprio campioni di synth e batterie elettroniche per costruire le strofe tale è la mancanza di idee nelle partiture di chitarre. E' vero che ci sono diversi bei ritornelli ma come ho detto non mi sento di attribuirli alla farina del loro sacco. Saranno gusti miei personali ma non riesco ad empatizzare con questi ultimi cd, mi sanno di finto, mi sanno di lisciatori di mele, di chi cerca disperatamente di tenersi a galla avendo finito le idee da un bel pezzo. Non c'è quella scintilla che li ha fatti amare e di quegli In Flames che molti hanno amato non è rimasto praticamente nulla. Unica nota positiva secondo me è che Battles è almeno meglio di Siren Charms. Siren Charms è proprio brutto. PENZOLA (cit). Questo cd può piacere ma dipende da quanto siete inclini a voler sentire metal "mainstream", non vi frega dei riff, di sentire gli In Flames originali o di sentire campionature ovunque. Perchè si, secondo me, come il cd prima, questo disco glie lo ha riarrangiato qualche smanettone per renderlo più radio-friendly possibile partendo da idee loro. Purtroppo al contrario di un cd che ha subito lo stesso processo (Sempiternal) le idee da cui partiva questo disco non erano eccezionali.

Ma che cazzo ho ascoltato?

Riff-a-Mania: 50%
Personalità: 21%
Produzione: 80%

Totale: 5/10

Teorie di un songwriter #3


Io mi bagno come una liceale per i Dinobot, proprio vengo subito, non riesco a trattenermi è un orgasmo sensitivo che poche cose mi danno. Vi ricordate i Biocombat? C'ero sottissimo da bambino. Potete solo immaginarvi la mia eccitazione nel vedere Grimlock in un film dei Transformers, pura eurofia.


Per questo ho tributato una canzone al dinobot più figo di tutti, anche se nel senso della canzone esso esplode generando un buco nero nell'universo. Al di là della mia demenza nello scrivere testi stupidi e parodistici la canzone ha certamente meno punti deboli delle due del promo ma altre nuovissime criticità. Scritta su per giù nella metà del 2014 e pubblicata nella seconda metà del 2015 la canzone è partita da delle buone intuizioni per sviluppare pochi ma essenziale concetti. Quindi i miei "+" sono all'intro che tra Stephen Hawking e la batteria regala qualcosa di almeno diverso dal solito, la brevità per un pezzo così tirato e l'uso di pochi riff. Cosa c'è che non va? La lunghezza di essi. E' come se un tema fosse breve ma scritto con 4 periodo di 20 righe l'uno ed è facile intuire che questo lo renda difficilmente leggibile. Per cui la canzone pure nella sua brevità rimane ostica e confusionaria perchè non si capisce dove inizia e finisce intro/strofa/ritornello se pur nella metrica vocale queste distinzioni siano molto chiare. Ottimo secondo me lo stacco che porta al finale con solo la chitarra che poi viene riagganciata da tutti gli strumenti e buono il finale strofa+ritornello+brevissima outro e tutti a nanna.  
I riff sono complicati per essere complicati, lunghi che si riempiono di ricciolini senza un vero perchè. Le canzoni sono dei temi, dei discorsi, le frasi molto lunghe vanno lasciate ai professoroni, visto che noi siamo tutti studente delle elementari in questo è meglio scriver riff più brevi ma poi riarrangiarli in modo diverso per strofa, intro, ritornello che prendere tutto un periodo lunghissimo ed usarlo  a tappeto ovunque. La brevità e la semplicità ripagano sempre quando studiate a tavolino. Ad essere complicati ed ermetici sono capaci tutti. I riff molto complicati e tecnici sono spesso solo riff non arrangiati abbastanza per essere buoni riff ma lasciati la ad essere una variante complicata di un concetto semplice. Il mio consiglio è di usare la minima complicanza necessaria ad ogni pezzo per renderlo snello e fruibile, bello nella sua complicatezza solo quando veramente necessaria. 

Metallica - Hardwired...To Self-Destruct

Band: Metallica
Album: Hardwired...To Self Destruct
Etichetta: Blackened Recordings
Genere: Thrash Metal, Heavy Metal
Anno: 2016
Paese: USA
Consigliate. Dream No More, Atlas, Rise!, Halo On Fire
Sentenza: Non dovevano offendere i Mayhemmmm !!11!11

8 anni fa ero un pargoletto che andava al negozio vicino casa a farsi rapinare volontariamente 21 euro con Death Magnetic. Oggi sono un giovincello che si è sentito tutto il cd su YT con video annessi, ascoltato più volte l'album in modo pirata con l'Iphone ed è qui per tirare le somme. HTSD è il miglior, strettamente metal, album che i 'Tallica abbiano tirato fuori dal Black Album e non ci piove. Potrete amare od odiare questo cd ma i fatti sono questi. Death Magnetic in quella sua brodaia immensa di autoplagi non l'ho mai e sottolineo mai finito di ascoltare tutto d'un fiato, simbolo di quanto facessero pena certe composizioni, arrangiamenti, produzione, tutto. In questo album almeno ci sono canzoni originali ed una buona produzione.

Me, dopo aver ascoltato mezz'ora di Death Magnetic

Io sono quasi rimasto allibito dalla grande quantità di giudizi affrettati protratti dalla gente perchè ha ascoltato rapidamente qualche traccia ed allora deve smerdare i metallica perchè altrimenti non è TRVE. A me questa gente fa un po' ridere, cazzi loro. Io mi sono tuffato dentro questo cd e lo sto ascoltando a rotazione riuscendo a dare una chance anche a quei brani che a primo impatto mi sembravano più deboli come Here Comes Revenge e Manunkind. Di ascolto in ascolto tutte le tracce crescono, tutte le singole fottute tracce crescono e mi piacciono sempre più, non è un cd così diretto come si potesse pensare e sparsi per il cd ci stanno dei veri e propri tocchi di classe che potrebbero passare inosservati. Potrebbe passare inosservato anche qualche dato macroscopico come il fatto che su 12 tracce 10 hanno un cazzo di ritornello che funziona ed entra in testa. I Metallica che non imbroccavano un ritornello da quello di St.Anger qui ne mettono in fila ben DIECI. Questo non può essere un dato sottovalutato ed io al mio numero di ascolti attuale mi ritrovo a canticchiare moltissime delle tracce di questo album. Un altro dato più che positivo è che la durata media dei brani è scesa a ben 6 minuti, 1 minuto in meno rispetto Death Magnetic, e questa durata a volte risulta contestualizzata (sopratutto nel primo disco) e pertinente, non una serie di riffacci messi in fila per fare numero e spessore. Di gran gusto secondo me è tutta la parte centrale di Atlas, Rise! dopo il secondo ritornello, dall'assolo agli intrecci di chitarra, una cosa che mancava veramente da una vita sentire certi scambi tra Hetfield ed Hammett!

Ogni americano dopo le elezioni presidenziali

La produzione è sicuramente la migliore che hanno avuto dai tempi di Garage Inc. dove ogni strumento ha il suo spazio, la batteria suona decentemente, le chitarre non sono zanzarose (aggiungo che secondo me sono state registrate in diretta senza re-amp) e gli arpeggini puliti sono tutti estremamente caldi e coinvolgenti e non suonano come un piano distorto, a differenza di un certo album. L'impatto generale è un suono bello corposo che valorizza i riff più lenti e granitici, magari è un po' incasinato quando si va su riff in sedecisemi ma non mi pare la fine del mondo.


Passando alle note dolenti è facile dire che alcuni riff di questo album siano decisamente troppo scolastici. Duole ammettere che alcuni riff qua e la avrei potuto scriverli anche io, anzi, forse li ho scritto ma li ho scartati a 16 anni perchè troppo banali. Altre volte però non è da confondersi la semplicità con la banalità perchè molti riff di questo non sono cose impossibili da suonare, tutt'altro, ma la loro efficacia è suprema. I Metallica al contrario dei Megadeth hanno puntato su una semplicità coinvolgente dei loro riff, invece che cercare intrecci e cose tecniche hanno puntato sulla graniticità di essi, andando a lavorare molto sulle strutture e l'impalcatura delle canzoni che sui singoli passaggi. Gli stessi assoli di Hammett non sono fastidiosi ma centellinati e ben messi spesso arricchiscono le canzoni, se pur sempre a due modalità (Bluesy ed a cazzo di cane col wah) non si può disprezzare totalmente il lavoro del riccioluto chitarrista a differenza di Death Magnetic doveva aveva trasposto esercizi per le chitarra come assoli per l'album.



C'è poco spazio per fare I SUPER SIMPY e dire "i metallica col video BLEG MEDAL nnnnnooooo! Che aberrazione, ora Dead si rivolta nella tomba 666!!!1!!11!66" o altre amenità da puristi del cazzo quando avete anche voi almeno una volta nella vita ascoltato nell'ipod/mp3 una canzone dei Metallica ed apprezzato il suo contenuto. C'è poco da fare i saputelli ed i nostalgifag se non ci avete perso tempo dietro questo cd, se non avete avuto pazienza per capirlo e dargli una chance meglio tacere che fare la figura di chi si improvvisa in giudizi di qualcosa che non conosce. Per me chiunque si prodiga a sentirlo almeno 5-6 volte buone riesce a comprendere che qualcosa di buono c'è e che ci stanno diversi ritornelli efficaci, poi uno può ritenerlo sotto le aspettative o non di suo gradimento nei generi e stili che comprende visto che fa tremendamente l'occhiolino sia al periodo "first era" della band che al periodo dei 90's con diversi mid-tempos che ricalcano le vibrazioni sia del Black Album che di Load. Questo a mio modo di vedere è il primo cd dei Metallica dal Black Album fatto senza paletti per andarsi ad incanalare in uno o l'altro stile, senza fans service, questo è quello che secondo me avrebbero voluto veramente fare i Metallica dopo il Black Album.

Primo disco Riff-a-Mania: 84%
Secondo disco Riff-a-Mania: 69%
Personalità: 65%
Produzione: 85%

Totale: 7.6/10

Teorie di un songwriter #2


Al netto di un intro molto ad effetto tra Mars Attacks! ed un attacco fulmineo il resto della canzone presenta diverse problematicità, tra le quali anche la scarsezza di chi si presentava alle prime registrazioni della sua vita (me compreso, ovvio!) ma essenzialmente meno di Pillars.



Il primo consiglio che do è di non usare giochi di parole di meme inglesi perchè se non siete molti bravi a far capire il riferimento al meme sarete fottuti ed etichettati come analfabeti inglesi.

La canzone inizia bene e lega subito intro/main riff e ritornello, lasciando la strofa solo come terza parte della canzone. Una scelta coraggiosa e consapevole che volevo sperimentare. Poi però iniziano i dolori con un breakdown forzatamente messo la perchè va messo un breakdown storto. NON mettete breakdown tanto per metterceli o perchè va di moda o perchè sono belli se non siete capaci di dargli un senso melodico e ritmico. Già il mio concetto di breakdown è almeno quello originale, ovvero quello degli anni 90 di spezzare la ritmica di un riff, e quindi almeno in quello è decente, purtroppo il contesto e l'utilizzo di esso sono deprecabili.  Subito dopo questo parte un riff che secondo me è il migliore tra tutti quelli scritti in quel periodo che dura esattamente il tempo di una scoreggia e non si ripete mai (vedi primo editoriale). Segue un altro coro singolo (quanto ero Despised Icon una volta...) ripetuto 2+2 e poi un cazzo di boh non so come definirlo se non "riff tecnico messo a caso tanto per fare i tecnici" che non c'entra nulla con la canzone. Si congiunge ad esso l'ennesimo break no-sense dove non si capisce un cazzo e non ha il minimo groove se non il solo scopo di abbassare la dinamica della canzone per portare in modo egregio all'ultima parte della canzone che riprende l'inizio con il main riff/intro ed il ritornello. A chiudere un urlaccio sotto il blast, non male.

Oltre gli avvertimenti del primo editoriale il mio consiglio è di dosare i breakdown ed i cambi repentini. Il Breakdown deve far scapocciare, avere gusto melodico e ritmico, deve essere groovy, almeno una di queste cose se no ripensate il vostro concetto di canzoni/band/esistenza perchè i breakdown ritmici 000010000 sono la MORTE della musica metal. Il "breakdown" è uno spezzamento non solo ritmico ma anche melodico di un riff che già esiste per dimezzare rullante o cassa e dare più dinamica al pezzo. Se non siete capaci NON fatelo. I cambi repentini sono utili per stupire ma se ripetuti ossessivamente non stupiscono più nessuno, sono solo noiosi cambi che appiccicano riff forzatamente, visto che è una di quelle cose che vanno usate e messe in modo meticoloso quanto centellinato il mio consiglio è quello di non metterli mai ma doversi in altro modo costretti a metterlo perchè non si è trovata soluzione migliore/più funzionale, almeno in questo caso siete sicuri che abbia senso!




Avenged Sevenfold - The Stage, la recensione dell'apocalisse

Band: Avenged Sevenfold
Album: The Stage
Etichetta: Capitol Records
Genere: Alternative Metal, Hard Rock, Heavy Metal
Anno: 2016
Paese: USA
Consigliate: Fermi Paradox, Exist, Creating God
Sentenza: The Phantom Pain

Credo di avere dei problemi. Forse il mio articolo più letto di sempre è questo e quindi per fare VIEWS FACILI mi basterebbe riprendere quello stile ad appicicarlo a questo disco, ma non posso. Non posso perchè HTTK e questo nuovo The Stage non sono nemmeno lontanamente parenti.

La tristezza è che questo disco ha venduto la metà delle copie di quello prima.
Ciò è la dimostrazione che è più prolifico scimmiottare il passato che cercare nuove soluzioni, meglio cercare di emulare chi prima si è imposto che cercare un nuovo modo di imporsi. Tutto è tremendamente legato alle radici, a quello che funzionò in precedenza, ed oggi non si riesce a trovare nulla che funzioni come quello che funzionò un tempo, quindi tanto vale arrendersi all'evidenza. Questo per me è da ricollegare essenzialmente ad un fandome tragicamente anziano ed over 35 che influenza nuove e vecchie generazioni nella conservazione dei valori "prima è meglio" e "Non verranno mai più i bei tempi andati" congelando questa musica in una stasi a mio modo di vedere MORTALE.

(Fine primo tempo dei brontolii)





(Inizio secondo tempo dei brontolii)

La batteria usata dai A7X in questo album


The Stage è un album valido ma bipolare, magari manca di qualche ritornello che buchi la testa, come quelli che ora propongono i Ghost, ma a livello di guitar working secondo me siamo mille mila ere avanti gli ultimi 2 album. La finale Exist è un buon esempio della volontà che c'è nel gruppo di provare a tirare il cappello lontano senza necessariamente arrivare ad appenderlo, questo perchè come in Fermi Paradox o tutte le tracce migliori il lavoro di chitarra è eccezionale, magari anche l'arrangiamento orchestrale ma pare che le parti di batteria siano state scritte con approssimazione dai chitarristi su guitar pro e che Mr.Shadows abbia preso vecchi take di altri pezzi e li abbia appiccicati su queste nuove canzoni (per quel poco che canta). Il cantante del gruppo sembra essere più interessato a capire cosa sia e se ci sia un declino del gruppo più che capire se il cd che hanno rilasciato sia veramente finito o scritto a metà.

Mr.Shadows che scrive le nuove linee melodiche dell'album

La dualità nella band secondo me è evidente, metà del gruppo si è sbattuto per fare il cd e l'altra metà no. La batteria deve essere stata scritta per le pre-produzioni e da li non si è cambiata, solo così si spiegherebbe la mancanza di fill, cambi di accenti, una staticità ed una mancanza di gusto che è aberrante per un cd ed una band di questo livello.

Uno scatto dei momenti in cui si "registrava" la batteria di "The Stage"

E' un disco veramente strano da valutare perchè paragonandolo ai due album prima è sicuramente migliore in molti aspetti ma possiede gravi deficienze in altri ambiti che quelli prima non avevano, errori amatoriali e fondamentalmente dovuti alla voglia di sbattersi per dare un cd finito. Come sul gioco "The Phantom Pain", un ottimo lavoro fatto a metà, lo stesso si può dire per The Stage. Non posso criticarlo fino in fondo ma non posso elogiarlo fino in fondo. Ci sono delle cose che ho amato e cose che mi ha fatto impazzire dalla bruttezza. Quindi devo dire che mi è PIACIUTO un cd degli A7X? Devo Dirlo?.Mio Dio, sudo freddo, lo dico? SNI? HELP.


Di seguito quindi una valutazione del tutto ironica e senza senso.


Riff-A-Mania: 66%
Personalità: 66%
Qualità Audio: 66%

Totale: 6.66/10


Teorie di un songwriter #1


Questo non è un post tipo "io so arrivato e dispenso consigli" ma "io ho fatto errori e ve li faccio notare cosìcche voi possiate non ripeterli" quindi andrò autorecensirmi e smerdare alcune cose che ho fatto.


Scritta nel 2013 e pubblicata ad inizio 2014 Pillars è figlia della mia inesperienza e della grande voglia di creare qualcosa che faccia crossever trai miei gusti musicali. C'era un po' di Deathcore, c'era un po' di Hardcore ed un po' di Death Metal. A parte delle registrazioni scarissime da parte di chi non aveva mai registrato nulla mi voglio concentrare sulla struttura e su un errore tipico di millemilamilioni di band.

RIFF FIGO+RIFF FIGO = BELLA CANZONE

Non c'è NESSUNA correlazione tra una sequenza di buoni riff ed una canzone efficace. Con i riff di questa canzone ci farei ora un nuovo EP perchè li ritengo a loro modo tutti caratteristici ma che nella canzone si perdono. Ci stanno almeno 2-3 riff che potevano essere levati senza che la canzone ne risentisse, riff con melodie ed armonizzazioni, per capirci, estranee all'intro (una volta il concetto di intro era di riassumere il tema della canzone e poi spiegarlo bene durante essa) Intro che fa poi anche da main theme e main riff in sedicesimi.. MENO è MEGLIO. Se fate 90 riff in una canzone (escludendo i breakdown che NON sono riff) e la gente poi se ne ricorda mezzo vuol dire che 88.5 riff non servono ad un cazzo. Al di la dei gusti il tema dell'intro e del main riff che si ritrova ad inizio della canzone, per un breve stralcio a metà e poi nel finale andava estrapolato ed analizzato in modo tale da creare più layer/strati per arricchirlo ed evolverlo dando alla canzone il senso che vero ha e non un'accozzaglia di riff eseguiti di fila. Nel mezzo della canzone dalla strofa, al coro singolo (che andrebbe ripetuto due volte in parti diverse della canzone per definirlo ritornello) al riff armonizzato, tutta quella sezione li potrebbe creare un'altro paio di canzoni se fossero sviluppati i singoli riff come main riff di un'altra canzone. Il riff portante ed il tema di una canzone deve essere uno. Quando vuoi fare una canzone con più temi e stili o sei i BTBAM o non lo fai, stai buono. Quindi il mio consiglio è quello di sviluppare un'idea come fosse un blocco di marmo e da qui ricavarne una statua, levigando, tagliando, abbellendo il blocco sino a che non si raggiunge la forma della statua. Questa canzone è un esempio invece di come mettessi insieme 3-4 blocchi per formare un'architrave.


vs


Possono piacere entrambi i modi di concepire l'arte ma sta di fatto che quella della scultura rimane più raffinata dal punto di vista tecnico


Korn - The Serenity Of Suffering

Band: Korn
Album: The Serenity Of Suffering
Etichetta: Roadrunner Records
Genere: Nu Metal
Anno: 2016
Paese: USA
Consigliate: A Different World (feat. Corey Taylor), Take Me, Rotting In Vain, Baby
Sentenza: Rinascita

Ho preso del tempo per scrivere di questo cd. Andavano fatti numerosi ascolti per levare l'hype e capire cosa ci fosse oltre i singoli e se questi fossero "that damn good". La mia conclusione è che siamo difronte al miglior album dei Korn degli ultimi 10 anni se non più. Si, qualcosa è ripreso qua e la dalla loro discografia, qualche riff e break sa di già sentito ma il felling ed il mood dei brani è assolutamente più genuino di quello di "untitled" per dire, qui i due chitarristi storici della band si sono riuniti ed hanno pensato di fare una cosa vecchio stile con idee magari riciclate, magari scartate da altri brani, magari appicicando i riff con la colla ma il risultato è una tracklist poderosa che affievolisce di intensità andando avanti ma non si arena mai sotto la sufficienza, anche i brani più deboli sono forti di quei clichè tipici dei Korn che ho amato, e molti come me, che rendono le canzoni "cheap". Questo è intrattenimento "cheap", fatto in modo da colpire direttamente un certo pubblico, senza mezzi termini si guarda alla fanbase più solida della band e gli si dice che c'è ancora qualcosa per i loro palati. Tutti i ragazzi che hanno preso in pieno l'ondata Nu Metal e chi quelli degli anni 00's che hanno vissuto vedendo su MTV il video di Here To Stay o Twisted Transistor. I ritornelli sono TUTTI dannatamente ottimi, prendono molto dall'ultimo periodo della band ma si allacciano perfettamente con il sound old school, le ritmiche malate e sussurrate di Davis si intrinsecano con il growl e le aperutre più pop creando quel feeling veramente crossover di cui la band è alfiere. Se c'è una cosa che sono Korn è il fatto di essere sperimentatori, nel puro senso della parola, hanno abbattuto le barriere dei generi andando a toccare emisferi quasi del tutto opposti al metal, la capacità attrattiva in sede live e su cd di questa band non è mai svanita e qui risorge nella sua forma più primordiale. Magari è finita la cattiveria dei primi giorni è finita ma sono rimaste le cicatrici di un passato turbolento, meravigliosamente descritto su "Take Me" per dire, che riescono a tirar fuori ancora quello spirito dei Korn che abbiamo amato dove i problemi personali vengono comunicati in modo empatico all'ascoltatore che si immedesima, sopratutto se in piena adolescenza, con le turbolenze della vita di Davis e Co. Tra chi ha trovato Dio e chi ha trovato il suo "way of life", questa band dimostra che è possibile passare attraverso i peggiori incubi ed uscirne nuovi e più forti. Questo lavoro ha in se così tante belle storie che racchiudere il suo valore in una votazione non rende vera giustizia a quanto sia importante un disco che si intitola "La serenità della sofferenza".



Riff-a-Mania:90%
Personalità: 75%
Produzione: 87%

8.4/10

Underrated Albums vota per Donald Trump.


Il più importante endoser della campagna di Donald Trump è senza dubbio GG Allin, scavalcando il chairman della WWE Vince McMahon, per questo motivo Underrated Albums è sicuro di votare il magnate americano.




Tra le "honorable mentions" va messa anche Sarah Palin, una signora il quale nome se pronunciato genera sciagure per decenni peggio di un gatto nero.




Un altro ottimo endoser di Trump è il noto politologo Mike Tyson.




Dennis Rodman può annoverare tra le sue amicizie il dittatore Nord Koreano Kim Jong e Donald Trump. Sarà lui l'uomo della pace mondiale?




Concludo la carrellata con Ted Nugent, un tizio che farebbe far l'amore a tutti i mexamericani con le granate. Maledetti cabrones!



Trovate inoltre molti punti a favore di Trump in questo video esplicativo della sua policy



Car Bomb - Meta

Band: Car Bomb
Album: Meta
Etichetta: indipendente
Genere. Mathcore, Djent, Progressive Metal
Anno: 2016
Paese: USA
Consigliate: Black Blood, Gratitude, Sets, Cenopath
Sentenza: IN LEVARE IS THE NEW IN BATTER

Ascoltare i Car Bomb è un'esperienza che va fatta almeno una volta nella vita.
A primo impatto uno dice "Meshuggah", poi andando avanti ti accorgi che i Meshuggah sono stati superati.

Blast Beat: 
Car Bomb ✓ 
Meshuggah x
Clean Vocals:
Car Bomb ✓ 
Meshuggah x
Aperture melodiche:
Car Bomb ✓ 
Meshuggah x

"In levare is the new in battere" per questi ragazzi di NY ma nonostante questo riescono a mantenere il senso del groove per la maggior parte del tempo durante le canzoni ed anche le parti più storte e poliritmiche riescono ad avere un non so che di catchy. Il cd è studiato per essere  un pattern ritmico unico tra basso-chitarra-doppia cassa e quando necessario splittare per andare a creare melodie malatissime o assoli che sembrano un'esplosione di note improvvisa. Il concept del cd è alienante poichè ci si potrebbe aspettare una certa monotonia e staticità ma questa non si ritrova in modo così marcato come negli ultimi due album dei Meshuggah per dire. Sia la voce che la batteria riescono a concedere varietà al sound, la fase solista fornisce inoltre spunti funzionali anche sul piano ritmico non scindendosi mai completamente da questa parte, come se i soli fossero dei momenti in cui impazzisce il chitarrista. Il grosso però lo fa un cantante che se da un lato sembra essere un clone di Kidman dall'altro mostra di essere estremamente più versatile e capace su vari fronti. Lo stesso batterista non sarà Haake ma Cristo è estremamente vario e non si limita a mettere la doppia cassa in punti assurdi come è avvenuto negli ultimi due album. Io sento questo album come una boccata d'aria fresca nel Djent, finalmente coesistono sia le aperture melodiche dei Tesseract (Gratitude) che la distonia ritmica dei padri fondatori (Secrets Within) e si fa un passo avanti in entrambi i casi.
C'è, inoltre, un fattore nascosto nella meccanica del gruppo ed è la provenienza. Se sei di NY non puoi non essere influenzato da un certo tipo di Hardcore e secondo me questa influenza subliminale la si ritrova in maggior luogo nella voce ma anche un certo groovy più "slammeggiante" di alcune parti di chitarra che tendono a ricordare un po' quell'attitudine. Rispetto i cd precedenti la band ha cercato di rallentare i brani e di farli più ragionati aggiungendo gli spunti melodici ed inserendo tante piccole variazioni che rendono il sound di Meta estremamente più fruibile. Consiglio l'ascolto di "w^w^^w^w" (Si, questo è il nome del loro cd del 2012) nel quale la band portava all'esasperazione il mathcore combinandolo con elementi di varia natura.


Sostanzialmente "Meta" è il terzo passo nell'evoluzione del Djent, dopo il primo passo dei Meshuggah e l'evoluzione apportata da Periphery e Tesseract mi sento di giudicare i Car Bomb come l'ennesimo anello evolutivo che porta in sintesi il concetto espresso da entrambi i filoni in un nuovo combinato di follia ritmico-matematica (i concetti matematici in questo cd, dalla copertina alla musica è impossibile enumerarli tutti) e melodie orecchiabili. Un bipolarismo intrigante ed affascinante che apre ad un ampio spettro di possibilità per chi verrà dopo e magari non vorrà escludere ne uno ne l'altro versante. Finalmente provata la coabitazione di "old school" e "new school" i Car Bomb si mettono per quanto mi riguarda in cima alla catena evolutiva superando i Meshuggah, incapaci o non volenti di fare quel passo oltre ObZen che in questo cd è stato dimostrato si potesse fare. 

Riff-a-Mania: 97%
Personalità: 89%
Produzione: 92%

9.3/10

Comments system